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Progetto
Ovidio - database
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autore
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Cicerone
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De Natura Deorum, I, 119
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originale
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[119] Quid, qui aut fortis aut claros aut potentis viros tradunt post mortem ad deos pervenisse eosque esse ipsos, quos nos colere, precari venerarique soleamus, nonne expertes sunt religionum omnium? Quae ratio maxime tractata ab Euhemero est, quem noster et interpretatus est et secutus praeter ceteros Ennius; ab Euhemero autem et mortes et sepulturae demonstrantur deorum; utrum igitur hic confirmasse videtur religionem an penitus totam sustulisse? Omitto Eleusinem sanctam illam et augustam, "Ubi initiantur gentes orarum ultimae", praetereo Samothraciam eaque, quae Lemni "Nocturno aditu occulta coluntur silvestribus saepibus densa"; quibus explicatis ad rationemque revocatis rerum magis natura cognoscitur quam deorum.
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traduzione
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119. Non sono forse privi di ogni sentimento religioso coloro che affermano che uomini valorosi, illustri e
potenti fossero divinizzati dopo la morte e che sono essi coloro che noi siamo soliti onorare, pregare e venerare? Questa
dottrina ebbe in Evemero il suo massimo sostenitore che fu tradotto e seguito soprattutto dal nostro Ennio. Evemero
giunse al punto d? specificare anche il genere di morte ed il luogo di sepoltura degli d?i. Orbene, ti sembra che costui
abbia rafforzato o non piuttosto eliminato del tutto il sentimento religioso? Lascio da parte il sacro ed augusto santuario
di Eleusi, "L? dove le genti venute da terre remote r'iniziano", lascio da parte Samotracia e quei misteri che a Lemno
"con notturno corteo occulti si celebrano protetti da siepe silvestre"; trattandosi di riti la cui spiegazione e
giustificazione razionale ci fa conoscere pi? la natura che gli d?i.
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